lunedì 31 dicembre 2012

L’ Anno Nuovo

Indovinami, indovino,
tu che leggi nel destino:
l’anno nuovo come sarà?
Bello, brutto o metà e metà?
Trovo stampato nei miei libroni
che avrà di certo quattro stagioni,
dodici mesi, ciascuno al suo posto,
un carnevale e un ferragosto,
e il giorno dopo il lunedì
sarà sempre un martedì.
Di più per ora scritto non trovo
nel destino dell’anno nuovo:
per il resto anche quest’anno
sarà come gli uomini lo faranno.


Gianni Rodari

martedì 18 dicembre 2012

"a fine ro' munno"

So' 'gnorante, 'o saccio
so' brutto e paccio
non mi rati retta
oi vaco troppo re' fretta
fra tre ghiuorni a fine ro' munno non vene
so' tutte scuse pe' ci volè sulo chiu' bene


Osco

"BLASONI POPOLARI" (Parte Ottava)

- T -

Taurano (tauranesi) Figli e' muonici

Taurasi (taurasini) Cugliùti

Teora (teoremi) Scardalàni

Torella dei Lombardi (torellesi) Cucuzzàri

Torre Le Nocelle (torresi) Cansirri

Torrioni (torrionesi) Giappunìsi

Trevico (trevicani) Mangiapatàne

Tufo (tufesi) 'Nzaccanigliàri



- V -

Vallata (vallatesi) Lenguestorte

Vallesaccarda (vallesaccardesi) Mangiapatàne

Venticano (venticanesi) Crapàri

Villamaina (villamainesi) Trippeggiàlle

Villanova del Battista (villanovesi) Purcarìa

Volturara Irpina (volturanesi) 'Mbriacùni


 - Z -

Zungoli (zungolesi) Pezzienti 


- Parte Prima;  - Parte Seconda; - Parte Terza; - Parte Quarta; - Parte Quinta; - Parte Sesta ; - Parte Settima

sabato 15 dicembre 2012

"BLASONI POPOLARI" (Parte Settima)

- S -

Salza Irpina (salzesi) Solachianielli 

San Mango sul Calore (sanmanghesi) Mangiafìco

S. Martino V. C. (sammartinesi) Martinàri

San Michele di Serino (sammichelesi) Vurgiùti

San Nicola Baronia (sannicolesi) Peparulàri

San Potito Ultra (Sampotitesi) Sfuttitùri 

San Sossio Baronia (sossiani) Capegruosse

S. Lucia di Serino (liciani) Menestràri

Sant'Andrea di Conza (santandreani) Jettacàntari

S. Angelo All'Esca (santangiolesi) Orgiùti 

S. Angelo a Scala (santangiolesi) Sirùnti

Sant'Angelo dei L. (santangiolesi) Strazzaguàndi 

Santa Paolina (santapaolinari) Ciuccàri

S. Stefano del Sole (santostefanesi) Làene

Savignano Irpino (savignanesi) Mangiachecozze

Scampitella (scampitellesi) Scasciacallàre

Senerchia (senerchiesi) Pieripelùsi

Serino (serinesi) Chiantavruòcculi

Sirignano (sirignanesi) Mangiarolle

Solofra (solofrani) Stritt're màno

Sorbo Serpico (sorbesi) Mulinari

Sperone (speronesi) Cucciulùni

Sturno (sturnesi) Ruospe re pandàne

Summonte (summontesi) Culapierti

- Parte Prima;  - Parte Seconda; - Parte Terza; - Parte Quarta; - Parte Quinta; - Parte Sesta 

mercoledì 12 dicembre 2012

"rumilaedurici"

stao vardanno sto rumilaedurici pe' cartolina
oggi mi pare crai
e crai mi pare prima

HdVrenna

"BLASONI POPOLARI" (Parte Sesta)

- N -

Nusco (nuscani) Li pacci

- O -

Ospedaletto d'Alpinolo (ospedalettesi) Cupetàri

- P -

Pago del Vallo di Lauro (paghesi) Pavajuoli ( o scauzùni)

Parolise (parolisani) Scorciapatàne

Paternopoli (paternesi) Vocche r' nfiernu (o Mangiacuosti)

Petruro (petruresi) Perturìsi

Pietradefusi (pietradefusani) Capicuotti

Pietrastornina (pietrastornesi) ‘E camerère

Prata P. U. (pratesi) I cèci 

Pratola Serra (pratolesi) Ciucciàri

- Q -

Quadrelle (quadrellesi) Nugliàre

Quindici (quindiciani) Curtellàri

- R -

Roccabascerana (rocchesi) Giacchettàri

Rocca San Felice (rocchesi) Mufetàri

Rotondi (rotondesi) Li tunni  


- Parte Prima;  - Parte Seconda; - Parte Terza; - Parte Quarta; - Parte Quinta 

martedì 11 dicembre 2012

"Muntevergine"

Figliule, a Muntevergine voglio ire
Tante linari che boglio purtare.
Aggio acchiettato trentasei carrine,
A ogne taverna vulimme scialare.
Quanno simmo arrivato a la sagliuta
Ti pigli ‘imbraccio e te porco acchianare.
Quanno simmo arrivato a la Malonna
Parimmo nui duje figli â una mamma.


Gaetano Amalfi

"Natale"

Natale, tiempo re' abbuffate
tiempo re' corree spontate
Natale, tiempo re' scarole 'mbottonate
tiempo re' nuci, nocelle e castagne 'nvornate
Natale, tiempo re' risate
addò lo piccolo, lo ruosso, lo ricco e lo strazzato
essera sta tutti a lo stesso posto assettate
Natale, nonn'é chiù Natale
é sulo lo iuorno ca' cacci lo chiù bello mesale


(H-demia della Vrenna)

venerdì 7 dicembre 2012

155° lezione


"BLASONI POPOLARI" (Parte Quinta)

 - M -

Manocalzati (manocalzatesi) Zucculìlli

Marzano di Nola (marzanesi) Vozz'appese

Melito Irpino (melitesi) Mangiaruospi

Mercogliano (mercoglianesi) Pecoràri

Mirabella Eclano (mirabellesi) Piattàri

Montaguto (montagutesi) Mangiacoteca

Montecalvo Irpino
(montecalvesi) Mbriacùni

Montefalcione (montefalcionesi) Mangiàgli
Monteforte Irpino (montefortesi) Carrabbàri

Montefredane (montefredanesi) Facciatìnti

Montefusco (montefuscani) Sciugulacchiàni
Montella (montellesi) Faccistuorti

Montemarano (montemaranesi) Culirùssi

Montemiletto (montemilettesi) Votacòppola

Monteverde (monteverdesi) Facceggiàlle

Montoro Inferiore (montoresi) Cipullàri

Montoro Superiore (montoresi) Canijànchi

Morra De Sanctis (morresi) Mangiatrippe

Moschiano (moschianesi) Faccistuorte

Mugnano del Cardinale (mugnanesi) Subressatàre


- A -  - B - 
- C - D - E - F - G - H - I - L

giovedì 6 dicembre 2012

154° lezione


"BLASONI POPOLARI" (Parte Quarta)

- D -

Domicella (domicellesi) I galoppini


- F -

Flumeri ( flumeresi) Affumecàte 
Fontanarosa (fontanarosani) Cacallèrta 
Forino (forinesi) Spurtellàri
Frigento (frigentini) Nasipizzùti
 

- G - 

Gesualdo (gesualdini) Craparieddi
Greci (grecesi) Santascurciùgni
Grottaminarda (grottesi) Votacòppela
Grottolella (grottolesi) Peponàri 
Guardia dei Lombardi (guardiesi) Ciangulùni

- L -

Lacedonia (lacedoniesi) Viccifàtui
Lapio (lapiani) Mangi'àgli
Lauro (lauretani) Puzinielli
Lioni (lionesi) Annigliàti
Luogosano (luogosanesi) Mangiamarruchiélli

- A -  - B - 
- C -

mercoledì 5 dicembre 2012

ITALO CALVINO - I FIGLI DI BABBO NATALE

Non c'è epoca dell'anno più gentile e buona, per il mondo dell'industria e del commercio, che il Natale e le settimane precedenti. Sale dalle vie il tremulo suono delle zampogne; e le società anonime, fino a ieri freddamente intente a calcolare fatturato e dividendi, aprono il cuore agli affetti e al sorriso. L'unico pensiero dei Consigli d'amministrazione adesso è quello di dare gioia al prossimo, mandando doni accompagnati da messaggi d'augurio sia a ditte consorelle che a privati; ogni ditta si sente in dovere di comprare un grande stock di prodotti da una seconda ditta per fare i suoi regali alle altre ditte; le quali ditte a loro volta comprano da una ditta altri stock di regali per le altre; le finestre aziendali restano illuminate fino a tardi, specialmente quelle del magazzino, dove il personale continua le ore straordinarie a imballare pacchi e casse; al di là dei vetri appannati, sui marciapiedi ricoperti da una crosta di gelo s'inoltrano gli zampognari, discesi da buie misteriose montagne, sostano ai crocicchi del centro, un po' abbagliati dalle troppe luci, dalle vetrine troppo adorne, e a capo chino dànno fiato ai loro strumenti; a quel suono tra gli uomini d'affari le grevi contese d'interessi si placano e lasciano il posto ad una nuova gara: a chi presenta nel modo più grazioso il dono più cospicuo e originale.
Alla Sbav quell'anno l'Ufficio Relazioni Pubbliche propose che alle persone di maggior riguardo le strenne fossero recapitate a domicilio da un uomo vestito da Babbo Natale.
L'idea suscitò l'approvazione unanime dei dirigenti. Fu comprata un'acconciatura da Babbo Natale completa: barba bianca, berretto e pastrano rossi bordati di pelliccia, stivaloni. Si cominciò a provare a quale dei fattorini andava meglio, ma uno era troppo basso di statura e la barba gli toccava per terra, uno era troppo robusto e non gli entrava il cappotto, un altro troppo giovane, un altro invece troppo vecchio e non valeva la pena di truccarlo.
Mentre il capo dell'Ufficio Personale faceva chiamare altri possibili Babbi Natali dai vari reparti, i dirigenti radunati cercavano di sviluppare l'idea: l'Ufficio Relazioni Umane voleva che anche il pacco-strenna alle maestranze fosse consegnato da Babbo Natale in una cerimonia collettiva; l'Ufficio Commerciale voleva fargli fare anche un giro dei negozi; l'Ufficio Pubblicità si preoccupava che facesse risaltare il nome della ditta, magari reggendo appesi a un filo quattro palloncini con le lettere S, B, A, V.
Tutti erano presi dall'atmosfera alacre e cordiale che si espandeva per la città festosa e produttiva; nulla è più bello che sentire scorrere intorno il flusso dei beni materiali e insieme del bene che ognuno vuole agli altri; e questo, questo soprattutto - come ci ricorda il suono, firulí firulí, delle zampogne -, è ciò che conta.
In magazzino, il bene - materiale e spirituale - passava per le mani di Marcovaldo in quanto merce da caricare e scaricare. E non solo caricando e scaricando egli prendeva parte alla festa generale, ma anche pensando che in fondo a quel labirinto di centinaia di migliaia di pacchi lo attendeva un pacco solo suo, preparatogli dall'Ufficio Relazioni Umane; e ancora di più facendo il conto di quanto gli spettava a fine mese tra " tredicesima mensilità " e " ore straordinarie ". Con qui soldi, avrebbe potuto correre anche lui per i negozi, a comprare comprare comprare per regalare regalare regalare, come imponevano i più sinceri sentimenti suoi e gli interessi generali dell'industria e del commercio.
Il capo dell’Ufficio Personale entrò in magazzino con una barba finta in mano: - Ehi, tu! - disse a Marcovaldo. - Prova un po' come stai con questa barba. Benissimo! Il Natale sei tu. Vieni di sopra, spicciati. Avrai un premio speciale se farai cinquanta consegne a domicilio al giorno.
Marcovaldo camuffato da Babbo Natale percorreva la città, sulla sella del motofurgoncino carico di pacchi involti in carta variopinta, legati con bei nastri e adorni di rametti di vischio e d'agrifoglio. La barba d'ovatta bianca gli faceva un po’ di pizzicorino ma serviva a proteggergli la gola dall'aria.
La prima corsa la fece a casa sua, perché non resisteva alla tentazione di fare una sorpresa ai suoi bambini. " Dapprincipio, - pensava, non mi riconosceranno. Chissà come rideranno, dopo! "
I bambini stavano giocando per la scala. Si voltarono appena. - Ciao papà.
Marcovaldo ci rimase male. -Mah... Non vedete come sono vestito?
- E come vuoi essere vestito? - disse Pietruccio. - Da Babbo Natale, no?
- E m'avete riconosciuto subito?
- Ci vuol tanto! Abbiamo riconosciuto anche il signor Sigismondo che era truccato meglio di te!
- E il cognato della portinaia!
- E il padre dei gemelli che stanno di fronte!
- E lo zio di Ernestina quella con le trecce!
- Tutti vestiti da Babbo Natale? - chiese Marcovaldo, e la delusione nella sua voce non era soltanto per la mancata sorpresa familiare, ma perché sentiva in qualche modo colpito il prestigio aziendale.
- Certo, tal quale come te, uffa, - risposero i bambini, - da Babbo Natale, al solito, con la barba finta, - e voltandogli le spalle, si rimisero a badare ai loro giochi.
Era capitato che agli Uffici Relazioni Pubbliche di molte ditte era venuta contemporaneamente la stessa idea; e avevano reclutato una gran quantità di persone, per lo più disoccupati, pensionati, ambulanti, per vestirli col pastrano rosso e la barba di bambagia. I bambini dopo essersi divertiti le prime volte a riconoscere sotto quella mascheratura conoscenti e persone del quartiere, dopo un po' ci avevano fatto l'abitudine e non ci badavano più.
Si sarebbe detto che il gioco cui erano intenti li appassionasse molto. S'erano radunati su un pianerottolo, seduti in cerchio. - Si può sapere cosa state complottando? - chiese Marcovaldo.
- Lasciaci in pace, papà, dobbiamo preparare i regali.
- Regali per chi?
- Per un bambino povero. Dobbiamo cercare un bambino povero e fargli dei regali.
- Ma chi ve l'ha detto?
- C'è nel libro di lettura.
Marcovaldo stava per dire: " Siete voi i bambini poveri! ", ma durante quella settimana s'era talmente persuaso a considerarsi un abitante del Paese della Cuccagna, dove tutti compravano e se la godevano e si facevano regali, che non gli pareva buona educazione parlare di povertà, e preferì dichiarare: - Bambini poveri non ne esistono più!
S'alzò Michelino e chiese: - È per questo, papà, che non ci porti regali?
Marcovaldo si sentí stringere il cuore. - Ora devo guadagnare degli straordinari, - disse in fretta, - e poi ve li porto.
- Li guadagni come? - chiese Filippetto.
- Portando dei regali, - fece Marcovaldo.
- A noi?
- No, ad altri.
- Perché non a noi? Faresti prima..
Marcovaldo cercò di spiegare: - Perché io non sono mica il Babbo Natale delle Relazioni Umane: io sono il Babbo Natale delle Relazioni Pubbliche. Avete capito?
- No.
- Pazienza -. Ma siccome voleva in qualche modo farsi perdonare d'esser venuto a mani vuote, pensò di prendersi Michelino e portarselo dietro nel suo giro di consegne. - Se stai buono puoi venire a vedere tuo padre che porta i regali alla gente, - disse, inforcando la sella del motofurgoncino.
- Andiamo, forse troverò un bambino povero, - disse Michelino e saltò su, aggrappandosi alle spalle del padre.
Per le vie della città Marcovaldo non faceva che incontrare altri Babbi Natale rossi e bianchi, uguali identici a lui, che pilotavano camioncini o motofurgoncini o che aprivano le portiere dei negozi ai clienti carichi di pacchi o li aiutavano a portare le compere fino all'automobile. E tutti questi Babbi Natale avevano un'aria concentrata e indaffarata, come fossero addetti al servizio di manutenzione dell'enorme macchinario delle Feste.
E Marcovaldo, tal quale come loro, correva da un indirizzo all'altro segnato sull'elenco, scendeva di sella, smistava i pacchi del furgoncino, ne prendeva uno, lo presentava a chi apriva la porta scandendo la frase:
- La Sbav augura Buon Natale e felice anno nuovo,- e prendeva la mancia.
Questa mancia poteva essere anche ragguardevole e Marcovaldo avrebbe potuto dirsi soddisfatto, ma qualcosa gli mancava. Ogni volta, prima di suonare a una porta, seguito da Michelino, pregustava la meraviglia di chi aprendo si sarebbe visto davanti Babbo Natale in persona; si aspettava feste, curiosità, gratitudine. E ogni volta era accolto come il postino che porta il giornale tutti i giorni.
Suonò alla porta di una casa lussuosa. Aperse una governante. - Uh, ancora un altro pacco, da chi viene?
- La Sbav augura...
- Be', portate qua, - e precedette il Babbo Natale per un corridoio tutto arazzi, tappeti e vasi di maiolica. Michelino, con tanto d'occhi, andava dietro al padre.
La governante aperse una porta a vetri. Entrarono in una sala dal soffitto alto alto, tanto che ci stava dentro un grande abete. Era un albero di Natale illuminato da bolle di vetro di tutti i colori, e ai suoi rami erano appesi regali e dolci di tutte le fogge. Al soffitto erano pesanti lampadari di cristallo, e i rami più alti dell'abete s'impigliavano nei pendagli scintillanti. Sopra un gran tavolo erano disposte cristallerie, argenterie, scatole di canditi e cassette di bottiglie. I giocattoli, sparsi su di un grande tappeto, erano tanti come in un negozio di giocattoli, soprattutto complicati congegni elettronici e modelli di astronavi. Su quel tappeto, in un angolo sgombro, c'era un bambino, sdraiato bocconi, di circa nove anni, con un'aria imbronciata e annoiata. Sfogliava un libro illustrato, come se tutto quel che era li intorno non lo riguardasse.
- Gianfranco, su, Gianfranco, - disse la governante, - hai visto che è tornato Babbo Natale con un altro regalo?
- Trecentododici, - sospirò il bambino - senz'alzare gli occhi dal libro. - Metta lí.
- È il trecentododicesimo regalo che arriva, - disse la governante. - Gianfranco è cosí bravo, tiene il conto, non ne perde uno, la sua gran passione è contare.
In punta di piedi Marcovaldo e Michelino lasciarono la casa.
- Papà, quel bambino è un bambino povero? - chiese Michelino.
Marcovaldo era intento a riordinare il carico del furgoncino e non rispose subito. Ma dopo un momento, s'affrettò a protestare: - Povero? Che dici? Sai chi è suo padre? È il presidente dell'Unione Incremento Vendite Natalizie! Il commendator...
S'interruppe, perché non vedeva Michelino. Michelino, Michelino! Dove sei? Era sparito.
" Sta’ a vedere che ha visto passare un altro Babbo Natale, l'ha scambiato per me e gli è andato dietro... " Marcovaldo continuò il suo giro, ma era un po' in pensiero e non vedeva l'ora di tornare a casa.
A casa, ritrovò Michelino insieme ai suoi fratelli, buono buono.
- Di' un po', tu: dove t'eri cacciato?
- A casa, a prendere i regali... Si, i regali per quel bambino povero...
- Eh! Chi?
- Quello che se ne stava cosi triste.. - quello della villa con l'albero di Natale...
- A lui? Ma che regali potevi fargli, tu a lui?
- Oh, li avevamo preparati bene... tre regali, involti in carta argentata.
Intervennero i fratellini. Siamo andati tutti insieme a portarglieli! Avessi visto come era contento!
- Figuriamoci! - disse Marcovaldo. - Aveva proprio bisogno dei vostri regali, per essere contento!
- Sí, sí dei nostri... È corso subito a strappare la carta per vedere cos'erano...
- E cos'erano?
- Il primo era un martello: quel martello grosso, tondo, di legno...
- E lui?
- Saltava dalla gioia! L'ha afferrato e ha cominciato a usarlo!
- Come?
- Ha spaccato tutti i giocattoli! E tutta la cristalleria! Poi ha preso il secondo regalo...
- Cos'era?
- Un tirasassi. Dovevi vederlo, che contentezza... Ha fracassato tutte le bolle di vetro dell'albero di Natale. Poi è passato ai lampadari...
- Basta, basta, non voglio più sentire! E... il terzo regalo?
- Non avevamo più niente da regalare, cosi abbiamo involto nella carta argentata un pacchetto di fiammiferi da cucina. È stato il regalo che l'ha fatto più felice. Diceva: " I fiammiferi non me li lasciano mai toccare! " Ha cominciato ad accenderli, e...
-E...?
- …ha dato fuoco a tutto!
Marcovaldo aveva le mani nei capelli. - Sono rovinato!
L'indomani, presentandosi in ditta, sentiva addensarsi la tempesta. Si rivesti da Babbo Natale, in fretta in fretta, caricò sul furgoncino i pacchi da consegnare, già meravigliato che nessuno gli avesse ancora detto niente, quando vide venire verso di lui tre capiufficio, quello delle Relazioni Pubbliche, quello della Pubblicità e quello dell'Ufficio Commerciale.
- Alt! - gli dissero, - scaricare tutto; subito!
" Ci siamo! " si disse Marcovaldo e già si vedeva licenziato.
- Presto! Bisogna sostituire i pacchi! - dissero i Capiufficio. - L'Unione Incremento Vendite Natalizie ha aperto una campagna per il lancio del Regalo Distruttivo!
- Cosi tutt'a un tratto... - commentò uno di loro. Avrebbero potuto pensarci prima...
- È stata una scoperta improvvisa del presidente, - spiegò un altro. - Pare che il suo bambino abbia ricevuto degli articoli-regalo modernissimi, credo giapponesi, e per la prima volta lo si è visto divertirsi...
- Quel che più conta, - aggiunse il terzo, - è che il Regalo Distruttivo serve a distruggere articoli d'ogni genere: quel che ci vuole per accelerare il ritmo dei consumi e ridare vivacità al mercato... Tutto in un tempo brevissimo e alla portata d'un bambino... Il presidente dell'Unione ha visto aprirsi un nuovo orizzonte, è ai sette cieli dell'entusiasmo...
- Ma questo bambino, - chiese Marcovaldo con un filo di voce, - ha distrutto veramente molta roba?
- Fare un calcolo, sia pur approssimativo, è difficile, dato che la casa è incendiata...
Marcovaldo tornò nella via illuminata come fosse notte, affollata di mamme e bambini e zii e nonni e pacchi e palloni e cavalli a dondolo e alberi di Natale e Babbi Natale e polli e tacchini e panettoni e bottiglie e zampognari e spazzacamini e venditrici di caldarroste che facevano saltare padellate di castagne sul tondo fornello nero ardente.
E la città sembrava più piccola, raccolta in un'ampolla luminosa, sepolta nel cuore buio d'un bosco, tra i tronchi centenari dei castagni e un infinito manto di neve. Da qualche parte del buio s'udiva l'ululo del lupo; i leprotti avevano una tana sepolta nella neve, nella calda terra rossa sotto uno strato di ricci di castagna.
Usci un leprotto, bianco, sulla neve, mosse le orecchie, corse sotto la luna, ma era bianco e non lo si vedeva, come se non ci fosse. Solo le zampette lasciavano un'impronta leggera sulla neve, come foglioline di trifoglio. Neanche il lupo si vedeva, perché era nero e stava nel buio nero del bosco. Solo se apriva la bocca, si vedevano i denti bianchi e aguzzi.
C'era una linea in cui finiva il bosco tutto nero e cominciava la neve tutta bianca. Il leprotto correva di qua ed il lupo di là.
Il lupo vedeva sulla neve le impronte del leprotto e le inseguiva, ma tenendosi sempre sul nero, per non essere visto. Nel punto in cui le impronte si fermavano doveva esserci il leprotto, e il lupo usci dal nero, spalancò la gola rossa e i denti aguzzi, e morse il vento.
Il leprotto era poco più in là, invisibile; si strofinò un orecchio con una zampa, e scappò saltando.
È qua? È là? no, è un po' più in là?
Si vedeva solo la distesa di neve bianca come questa pagina.

martedì 4 dicembre 2012

"BLASONI POPOLARI" (Parte Terza)

- C -

Cairano (cairanesi): Chiantacòppule 

Calabritto (calabrittani): Scazzaprùcchi  

Calitri (calitrani): Menaprète 

Candida (candidesi): Chiuovarùli 

Caposele (caposelesi): Mangiafichi 

Capriglia Irpina (caprigliesi): Scorciacucci 

Carife (carifani): Mbastacréta 

Casalbore (casalboresi): Zellùsi 
 
Cassano Irpino (cassanesi): Mangialupìni

Castelbaronia (castellesi): Segacòrne
 

Castelfranci (castellesi): Castigu r' Diu
 

Castelvetere sul Calore (castelveteresi): Scanzazànghi
 

Cervinara (cervinaresi): Graunàri
 

Cesinali (cesinalesi): Jàlli ‘e massaria
 

Cianche (chianchesi): Chiangarùli
 

Chiusano S. Domenico (chiusanesi): Acchiappa asciuoli
 

Contrada (contradesi): Li cani
 

Conza della Campania (conzani): Sponzaruospi



- A - 
- B -

domenica 2 dicembre 2012

"BLASONI POPOLARI" (Parte Seconda)

 - B -

Bagnoli Irpino (bagnolesi): Cammenanti

Baiano (baianesi): Puntellàre

Bisaccia (bisaccesi): Vrecchipànni

Bonito (bonitesi): Migliazzàri

sabato 1 dicembre 2012

"BLASONI POPOLARI" (Parte Prima)

Un tempo, tra i paesi limitrofi, vi era una forte rivalità e un ostile campanilismo.
Era quindi consuetudine prendere in giro gli abitanti dei paesi vicini, magari prendendo spunto da qualche caratteristica individuale, affibbiando loro denominazioni, attributi, epiteti apparentemente scherzosi o allusivi, a tratti anche dispregiativi.
Gli studiosi di tradizioni popolari chiamano tali epiteti "soprannomi campanilistici" o "blasoni popolari".
In tempi recenti il "blasone popolare" è stato rivalutato in senso positivo e viene portato con orgoglio e autoironia dagli interessati.
Oggi vogliamo rispolverare i "blasoni popolari" dei paesi della nostra bella e fantasiosa Irpinia, creando diversi "post" che pubblicheremo di volta in volta sul nostro piccolo spazio virtuale.
Adotteremo un criterio di pubblicazione prettamente alfabetico e non legato ad altri criteri.

- A -

Aiello del Sabato (aiellesi): Mangiacacciuttielli
 
Altavilla (altavillesi): Cacapignàte
 
Andretta (andrettesi): 'Mbezzecùsi  

Aquilonia (aquilonesi): Arrerupasànti
 
Ariano Irpino (arianesi): Coppulappìsi
 
Atripalda (atripaldesi): Cachiéri
 
Avella (avellani): Cipollàre
 
Avellino (avellinesi): Spogliacristi


lunedì 29 ottobre 2012

Aspettando Hallowe'en...

"CICCI CUOTTI PE' L'ANIMA RE' LI MURTI. SE NON ME NE VUOI RA', CA' TI PUOZZI SCAORA'!"


p.s. In Campania, la COCOZZA più famosa è quella "longa", detta Cocozza Zuccarina! Visto che in  Italia facciamo tanto gli "amerecani" (abbiamo "importanto" questa insignificante festa di ALLUIN') la cocozza Zuccarina la potete chiamare  "pumpkin of long shape"! ;-)

sabato 13 ottobre 2012

"Mamma la rondinella, mamma la rondinà"

Mamma si no' me sposo me lo taglio
lo metto pe' contruocchi 'a lo barcone
Mamma la rondinella, mamma la rondinà
mamma la rondinella gira 'ola e se ne và

Mamma si non me sposo me la coso
e metto l'ago n'goppa a lo comò...
Mamma la rondinella, mamma la rondinà
mamma la rondinella gira 'ola e se ne và

Che buoi marito mio sì si curnuto
basta ca' mangi, bivi e vai vistuto
Mamma la randinella mamma la rondina'...

mercoledì 10 ottobre 2012

"Nel dialetto non si sceglie..."

Nel dialetto non si sceglie - si è immediati, si parla d'istinto. 
In lingua si crea. 

Cesare Pavese

martedì 2 ottobre 2012

Irpinia: facciamo la differenza!

Molti comuni irpini non sono in regola con le percentuali degli obiettivi minini di raccolta differenziata (50% al 31/12/2011). Ricordiamo che i comuni meno virtuosi, se non si allineano entro tre mesi ai parametri minimi di raccolta differenziata, saranno commissariati.
Di seguito riportiamo i dati diffusi dal SIORR, comune per comune.


martedì 25 settembre 2012

"messero fa male..?"

Olesse fà na' cosa ca' niscuno 'a fatto mai,
fatià poco e baragnà assai.
Quasi quasi mè 'mbarasse consiglieri regionale
cene, machine re' lusso, bella vita..nonnè che messero fa male?

lunedì 27 agosto 2012

"certe cose succedono solo in dialetto" (15)

- "Chi si vere!! Ra' quanno tiempo..."
- "Avirità, aggiò tenuto ccheffà! E po' maggio fatto quacche ghiurno 'a lo mare."
- Aaaaah, t'à juto 'a arrefrescà!"

"Cicirinella"

"Cicirinella teneva ‘no jallo
tutt’ ‘a notte 'nge jeva a cavallo.
E 'nge jeva tanto bello
quisto è o jallo re' Cicirinella."

giovedì 23 agosto 2012

"ca' l'uva nonn'è matura.."

Senza che bai e bieni
ca l'uva nonn'è matura
io sò criatura,
e non mi pozzo mmarità.

Senza che passi e spassi,
co' sta catena r'argiendo
'nnammorati ne tengo ciento,
e de te che n'aggia fa'.