lunedì 27 febbraio 2012

" NEV'ERA "

NEV'ERA

Cacciafumo appicciato
vino russo, sausicchi e provolone 'mbiccato
a', le mulignane me l'aggio scordate
a proposito: tenissivi doe aulive arragnate?

le lèone 'ngoppa a lo fuoco so' finute
messe aozà a piglia li sarcinielli e doe rareche seccate
che succere, qua mi ggira la capo
me sa, ca' ma maggio miezzo 'mbriacato!

miezzo a la stanzolella,
o' vracieri appicciato
cammeselle, maglietelle,
pannicielli rè le criature,
tutte a assugà,
ma che friddo ca fà,
e continua a ghioccà!

nuci, nucelle e castagne 'nvornate
iettole re' fico e patane scaorate
tutto è chiu' saporito
se mangi co' 'mmico

citto,
no' picca re' sole s'accomenza a verè,
spengesse ste 'nnoglie
c'accomenzano a carè!

nev'era,
e neve nonn'è chiu'
no' saluto a tutti,
ra' li viecchi
a la gioventù!.

martedì 14 febbraio 2012

giovedì 9 febbraio 2012

COMUNE DI BAGNOLI IRPINO: Riflessione dell'Assessore Luciano ARCIUOLO

RIFLESSIONE

Li abbiamo chiamato “bamboccioni”. Abbiamo banchettato con il loro futuro. Li stiamo condannando alla disoccupazione o, se sono fortunati, alla precarietà eterna. E ora stiamo spiegando loro che essere precari, appunto, è molto più bello ed interessante che avere un lavoro fisso.
Questa mattina una quindicina di giovani bagnolesi si sono armati di pala (chè nemmeno quella siamo stati in grado di fornirgli) e, invece di correr dietro ai responsabili delle loro disgrazie, sono andati, gratis et amore dei, a spalare le stradine strette del centro storico.
Credo che questi ragazzi sarebbero infastiditi, se dicessimo loro “Grazie”.
Ma quelli della mia generazione hanno il dovere, anche restando muti, di fermarsi a riflettere sul gesto, semplice ma significativo, che essi hanno avuto la forza di immaginare (senza prendere esempio da nessuno, perché nessuno lo aveva mai fatto, a Bagnoli).
 

Bagnoli Irpino lì, 8.2.2012
                                                                   Luciano Arciuolo


La Fonte: C O M U N E  D I  B A G N O L I  I R P I N O

martedì 7 febbraio 2012

"Ah....la FATIA..."

Disoccupazione giovanile al 53,5%...
Questi dati che emergono dall’osservatorio della Cisl, fotografano una situazione drammatica che si presenta nella nostra provincia. Per chi non lo sapesse, stiamo parlando della Provincia di Avellino!!

Per "esorcizzare" questo triste dato, ho deciso di pubblicare una poesia di Wisława Szymborska.


"Scrivere un curriculum" 

Che cos’è necessario?
È necessario scrivere una domanda,
e alla domanda allegare il curriculum.

A prescindere da quanto si è vissuto
il curriculum dovrebbe essere breve.

È d’obbligo concisione e selezione dei fatti.
Cambiare paesaggi in indirizzi
e malcerti ricordi in date fisse.

Di tutti gli amori basta quello coniugale,
e dei bambini solo quelli nati.

Conta di più chi ti conosce di chi conosci tu.
I viaggi solo se all’estero.
L’appartenenza a un che, ma senza perché.
Onorificenze senza motivazione.

Scrivi come se non parlassi mai con te stesso
e ti evitassi.

Sorvola su cani, gatti e uccelli,
cianfrusaglie del passato, amici e sogni.

Meglio il prezzo che il valore
e il titolo che il contenuto.
Meglio il numero di scarpa, che non dove va
colui per cui ti scambiano.

Aggiungi una foto con l’orecchio in vista.
È la sua forma che conta, non ciò che sente.
Cosa si sente?
Il fragore delle macchine che tritano la carta.


Wisława Szymborska
(da Gente sul ponte) 

101° lezione

giovedì 2 febbraio 2012

"Che le strade si trovano pure così, scritte per terra. .."

[…] Il 4 novembre 1980 Miguel Bosè è primo in classifica con “Olympic Games”, l'inno ufficiale delle Olimpiadi di Mosca. Una fascia rossa in testa, una canottiera, un paio di fuseaux bianchi a pallini rossi stretti stretti che gli si vede tutto, ha sbancato il
Festivalbar. La canzone l'ha scritta Toto Cutugno. Parla di “winners and losers”, vincitori e sconfitti, che nella vita c'è chi vince e c'è chi perde, si sa. Stavolta chi ha vinto s'è salvato e chi ha perso è sepolto. Ma a scavare così, con le mani, non ci fai niente. Ci vogliono i vigili del fuoco. Che però in Italia sono solo sedicimila e tengono in tutto sette elicotteri. Che ne avrebbero quattordici, ma la metà è sempre rotta, e perciò ne tengono sette. E ci vuole l’esercito, che a Pescopagano sono arrivati nella notte da Potenza e in poco tempo hanno tirato fuori dalle macerie tutti quelli ancora vivi. Ma negli altri posti fino a lunedì sera non si vede in giro una divisa. E paesi come Calabritto, Senerchia, Sanmichele di Serino, dovranno aspettare martedì per avere i primi soccorsi. E di Ricigliano pure la radio se ne dimentica, che non sarà nominato per giorni interi. Che qua si muore come si campa: dimenticati.
E dove pure c’è qualche soldato, sono arrivati là per caso, che manco le mappe gli hanno dato, che per trovare la strada hanno dovuto fermarsi a chiedere a ogni incrocio come fossero turisti.
Come quelli della divisione «Acqui», che alle dieci di martedì mattina arrivano alla caserma Berardi di Avellino, dove è stato messo il coordinamento dei soccorsi. Dopo tre ore che sono fermi, il capitano decide che ne ha abbastanza di sentire le urla di un piccoletto che non fa altro che gridare "via, via, andate da qualche parte, qua ingorgate!" e lo afferra per il bavero: "ma dove cazzo andiamo?". Poi qualcuno gli dice che sta strangolando il prefetto e allora si calma. Per la tristezza i soldati si mangiano metà delle razioni. Poi arriva un colonnello che li manda a Sant'Angelo, che là è l'inferno. Escono da Avellino alle tre, ma dopo venti chilometri un capitano dei carabinieri gli dice che a Sant'Angelo c'è già pieno di truppa: "Andate a San Mango, che c'è passato il piede del diavolo". Allora tornano indietro, ma la strada è tutta crepata e piena di sassi e i segnali stanno coricati per terra.
Prendono una stradina che sale, ma sulla carta non si capisce niente, gli ufficiali litigano, si insultano, si sono persi. Per la tristezza i soldati si mangiano l’altra metà delle razioni. Poi fanno manovra e tornano sulla strada di prima, che però ormai s’è fatto
buio ed è scesa pure la nebbia. Ma quando stanno per rinunciare trovano la strada giusta, che hanno visto per terra una scritta del Giro d’Italia: "Viva Moser a San Mango". Che le strade si trovano pure così, scritte per terra. Arrivano in paese che è mezzanotte.
[…]



testo estratto da: "Il Fulmine nella terra. Irpinia 1980" – Mirko Di Martino 


(*) Il fulmine nella terra è uno spettacolo basato su articoli di giornale, testimonianze e documenti originali. Ricostruisce i primi giorni del sisma raccontando, a volte con ironia e a volte con crudezza, le storie delle vittime e dei soccorritori, i ritardi, l’impreparazione e gli errori dei soccorsi, ma è anche il racconto di un’epoca che sembra molto più lontana di quanto sia in realtà, attraverso le musiche, i film, la TV, l’Italia e l’Irpinia del 1980.