[Bel paese mi parea, questo, che mi ridea dalla sua altura. Là erano molte memorie della mia fanciullezza, e là avevo lasciati molti sogni de' miei anni. Mentre si saliva tra sparo di mortaletti e grida confuse e scalpitare di cavalli, io ero in cerca de' trascorsi anni, e poco mi accorgevo di quel chiasso, quando un' eccellenza! mi sonò all’orecchio e mi svegliò. Era un pover'uomo che mi porse una supplica, e lessi subito!
«Eccellenza! Vi prego di volermi accordare un sussidio giornaliero.... Ohimè, diss'io, si comincia male. Questo disgraziato mi crede un' eccellenza, e per di più un milionario. Tirai un po' turbato e scontento, non sapevo io stesso di che, al municipio.]
«Eccellenza! Vi prego di volermi accordare un sussidio giornaliero.... Ohimè, diss'io, si comincia male. Questo disgraziato mi crede un' eccellenza, e per di più un milionario. Tirai un po' turbato e scontento, non sapevo io stesso di che, al municipio.]
[Credevo trovarvi tutti gli elettori, come a Rocchetta. Mancavano molti, mancavano anche i Franciosi, in casa di cui dovevo andare.
E nel mio disappunto guardai un po' di traverso il sindaco, che mi parve più sollecito di venirmi incontro, che di fare gli avvisi e prendere disposizioni opportune. Il mio disappunto mi comparve sulla faccia, e oscurò i volti di tanti bravi amici che m'erano intorno. Si fece uno di quei silenzi, che parlano più della parola, ci capivamo tutti. Ma fu un momento. Domandai scrivere. Scrissi: «Caro Franciosi, Sono il vostro ospite, e non mi venite incontro, e non vi trovo qui,...» E non so cos'altro mi sarebbe venuto sotto la penna, ma mi padroneggiai subito e dissi: qui ci dee essere un malinteso, e stracciai la carta. Vidi che quella gente stava lì per sentirmi, e dissi poche parole col cuore, e mi batterono le mani e le facce si rischiararono. Ora sono stanco, conchiusi, domani voglio vedere tutti gli elettori qui. E andai a casa Franciosi.]
[Rimasi solo. E mi affacciai subito. Era dinanzi a me una larga distesa di cielo. Mi parea vedere lontano il Vulture, con la sua cima nevosa, fiammeggiante un giorno, e con le spalle selvose, onde si stende quel bosco infinito e quasi ancora intatto, che si chiama Monticchio. Qui è tanta poesia, dicevo, e costoro pensano a Cupido con le ali. E ricordai questo bel sonetto sul Vulture, che ispirato da quei luoghi improvvisò Regaldi.]
[Ah! dimmi, o sepolcral muta fornace, O monte carco di vetusta lava, Da quale età nel grembo tuo si tace L’incendio che terribile tonava? Sin dall’alba de' tempi il capo audace Coronato di fiamme al ciel s' alzava, E all’uomo tratto sul cammin fallace Dello sdegno del Nume ognor parlava. Ma forse allora che un immenso flutto Travolse l'erbe, in te si estinse l'ira Per la pietà dell'universo tutto; Ed ora l'erbe e i fior manto ti sono, E l'aer dolce che d'intorno spira Parla all’uomo di pace e di perdono».]
[E andavo e riandavo per le stanze, accompagnando co' passi e co' gesti i miei pensieri, quando sentii gente nel salotto e uscii.]
[Ecco rientrare il sindaco con un telegramma in mano. Una grossa notizia, signori. Don Serafino è passato a sinistra. Ooooh!
E il Comitato di Sinistra appoggia Don Serafino contro De Sanctis. Ooooh! Il sindaco andò via.
Bugia, bugia, gridarono. E il teologo non rideva più, anzi con faccia sdegnosa mi si avvicinò, malmenando il sindaco, e che non doveva leggere quella cartoffia, e che l'era una impostura, e che queste cose non si fanno. Pareva una calunnia al buon Serafino. Non concepivano, come nella stessa elezione e agli stessi elettori lo stesso candidato potesse recitare due programmi diversi. Le menti erano scombussolate. Fino il padrone di casa, il bravo Michelangiolo, che se ne sta sempre vicino al foco, e temendo di raffreddarsi sta sempre raffreddato, lui che dice sempre sì, con quel certo movimento da sinistra a dritta della faccia che significa: è naturale, la cosa è così; questa volta, attirato nel salotto dalla grossa notizia, fece pure il suo oooh! allungando il naso, che in quel viso macilento parea già lungo. Io me la godevo, io di tutti il meno sorpreso, perché se ignoravo il dietroscena di Lacedonia, conoscevo perfettamente il dietroscena di Napoli. Sapevo di quella giravolta a sinistra, sub conditione, proposta e accettata, e la condizione era un faremo ritirare De Sanctis e ridevo, perché quei signori, proponenti e accettanti, facevano il conto senza l'oste, e l'oste ero io, principale interessato. Sentivo dunque quelle esclamazioni con un certo piacere, perché in quelle impressioni mediate vedevo rivelarsi quel buon sentimento naturale, che anche i più prevenuti conservano in qualche piega dimenticata del cuore, e che scatta fuori improvviso in certi momenti.]
[Rimasto solo, passeggiavo per lungo e per largo nel salotto. Che andare a letto! Il cervello fumava come il mio eterno sigaro. Non avevo dormito che poche ore a Rocchetta. Ma il sonno se n'era ito. E lo spirito sostentava il corpo. Fumavo e fantasticavo.]
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